La Giuria tecnica è composta da 5 giurate:
Marina
Dell’Utri coordinatrice, Marina Castiglione, Vivian Celestino, Fernanda
Fiandaca, Maria Giovanna Scavone, ecco quello che ci dicono di loro:
Marina
Dell’Utri:
classe 1962.
Ha un marito,Lillo Fasciana, una figlia, Francesca, un cane, Lucy. Insegnante
di Lettere nella Scuola Secondaria di I
grado. All’età di 17 anni, con un’amica ha assistito ad alcune udienze di un
processo per stupro ai danni di un’adolescente di Gela. In quell’occasione ha
conosciuto Letizia Colajanni e Loredana Rosa e ne ha ammirato l’impegno e il
coraggio. Da allora ha cominciato a prendere coscienza delle problematiche di
emancipazione femminile, ad interessarsi di politica, a leggere, ad
approfondire. Tuttavia tale impegno è rimasto piuttosto silente, “carsico”, da
biblioteca, poiché in realtà si è occupata esclusivamente di problemi di Scuola
e di progetti inerenti la didattica… Fino al 2005 quando l’amica Lidia Trobia
la coinvolge in un forum di Donne: ci sono Loredana, Ester, Fernanda,
Benedetta, Vivian… Parte il progetto di dar vita all’associazione Onde
donneinmovimento. Questa volta emerge con prepotenza il bisogno di fare
politica e politica di genere nello specifico, oggi più che mai, in tempi
difficili e superficiali, di disimpegno e di paura, in cui a pagare per prime
sono sempre le Donne.
Marina
Castiglione:
(Caltanissetta
1966) professore associato di Linguistica italiana presso la Facoltà di Lettere
e Filosofia di Palermo dal febbraio 2006, è stata docente di ruolo di Italiano
e latino nei Licei dal 1992. Tiene corsi di Linguistica italiana, Storia della
lingua italiana, Didattica dell’italiano, Grammatica italiana ed è relatrice di
decine di tesi di Laurea specialistica e magistrale. È stata Direttrice
responsabile del Master di I livello “Didattica dell’italiano come lingua non materna”
attivato nell’a.a. 2010-11. Tiene attualmente un Master a distanza per
l’Università di Rosario (Argentina).
Responsabile
del Progetto CORI 2007 “Parlanti evanescenti in Italia e in contesti di
emigrazione” (Università partecipanti: Monaco, Berna, Manchester, Sidney), per
il quale ha tenuto alcuni seminari a Sidney e Melbourne nell’a.a. 2009-10.
È membro del
Consiglio di Dottorato in Dialettologia italiana, geografia linguistica e
sociolinguistica, di Torino e del Collegio dei docenti della Scuola di Italiano
per stranieri dell’Ateneo di Palermo ed è stata tutor di due tesi di Dottorato.
Partecipa
ogni anno a numerosi convegni nazionali e internazionali (i più recenti ad Aix
en Provence, Valencia, Barcellona) e ha tenuto corsi estivi presso il Centro di
dialettologia di Bellinzona.
Nella sua ricerca scientifica si occupa di lessici
settoriali (il lessico delle miniere, dei giochi tradizionali,
dell’alimentazione), di geolinguistica e onomasiologia, di sociolinguistica, di
dialettologia percettiva, di didattica, di linguistica testuale, di onomastica.
Tra le sue pubblicazioni recenti: Traduzione e parlanti (CSFLS, Palermo 2004);
L’incesto della parola. Lingua e scrittura in Silvana Grasso (Salvatore
Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma 2009), Verso un dizionario-atlante dei
soprannomi etnici di Sicilia (RIOn, 2011), Tradizione, identità e tipicità
alimentare nella cultura siciliana. Lo sguardo dell’Atlante Linguistico della
Sicilia (CSFLS, Palermo 2011), Strumenti e parole dei gessai in Sicilia.
Lessico di un mestiere scomparso (CSFLS, Palermo 2012).
Vivian Celestino:
(Caltanissetta
1974) raccolgo storie di donne, storie piccole e poco conosciute, con la
volontà di ascoltare, di mantenere una memoria.
Ho ideato concorsi di scrittura, video e immagine.
Provo a darmi un posto nel mondo, lanciandomi, disposta a spezzarmi per poi ricompormi e riprovare ancora.
In questi anni ho osservato i bambini, realizzando documentari che raccontano lo svolgimento dei laboratori che ho curato in prima persona o che hanno gestito altri, è una capacità che si acquisisce con l’esperienza e credo in questo campo di averne maturata a sufficienza per riuscire a raccontare storie di bambini e dei loro momenti di crescita.
Nel campo delle questioni di genere ho provato a raccontare storie di donne attraverso i video ma ho anche cercato di trasmettere la loro applicabilità a differenti campi del sapere, affinché la consapevolezza non riguardi solo le parole o le immagini, ma aiuti a cambiare i presupposti e gli approcci professionali.
Ho dato vita a progetti a partire da una parola, alla quale si sono poi aggiunte altre parole e poi immagini, movimenti, connessioni inaspettate. Ho sviluppato ricerche che riguardano gli spazi destinati al gioco dei bambini nelle città. Il mio rapporto con la città è sempre stato di attenta osservatrice, durante gli studi universitari alla facoltà di architettura, poi con i laboratori per i bambini ho scoperto tutti quegli aspetti della vita quotidiana spesso celati da altre priorità. Oggi continuo a farlo in qualità di mamma-architetto in costante movimento con due bambini.
Ho ideato concorsi di scrittura, video e immagine.
Provo a darmi un posto nel mondo, lanciandomi, disposta a spezzarmi per poi ricompormi e riprovare ancora.
In questi anni ho osservato i bambini, realizzando documentari che raccontano lo svolgimento dei laboratori che ho curato in prima persona o che hanno gestito altri, è una capacità che si acquisisce con l’esperienza e credo in questo campo di averne maturata a sufficienza per riuscire a raccontare storie di bambini e dei loro momenti di crescita.
Nel campo delle questioni di genere ho provato a raccontare storie di donne attraverso i video ma ho anche cercato di trasmettere la loro applicabilità a differenti campi del sapere, affinché la consapevolezza non riguardi solo le parole o le immagini, ma aiuti a cambiare i presupposti e gli approcci professionali.
Ho dato vita a progetti a partire da una parola, alla quale si sono poi aggiunte altre parole e poi immagini, movimenti, connessioni inaspettate. Ho sviluppato ricerche che riguardano gli spazi destinati al gioco dei bambini nelle città. Il mio rapporto con la città è sempre stato di attenta osservatrice, durante gli studi universitari alla facoltà di architettura, poi con i laboratori per i bambini ho scoperto tutti quegli aspetti della vita quotidiana spesso celati da altre priorità. Oggi continuo a farlo in qualità di mamma-architetto in costante movimento con due bambini.
Fernanda
Fiandaca:
Note
biografiche…. Una bella sfida per una donna di quasi cinquantaquattro anni che
tante ne ha viste e altrettante ne ha vissute senza mai arrivare, tuttavia, ad
una compiuta visione di se né, tantomeno, ad una adultitudine accettabile.
Mio nonno mi
diceva, e ancora lo ricordo con la faccia buffa stretta tra le mani, quando
avevo tre o quattro anni: “Ma come devo fare con questa trottolina”; un mio
amico, quando mi conobbe a trent’anni, mi chiamava “aquila”.
Ecco, posso
dire che, ad oggi, mi sento essere oscillante tra una trottola e un’aquila, un
ossimoro perfetto, una matassa ingarbugliata di sentimenti, pensieri, azioni
tra i quali orientarsi è quasi impossibile. Prendere una decisione, poi, è
impresa titanica.
Così la mia
vita si è dipanata tra spinte, pulsioni, suggestioni le più diverse tra loro e
sono, emotivamente e purtroppo non anagraficamente, un’adolescente soggetta
talvolta a convulsioni esistenziali tuttavia lenite, per fortuna, da un sano e
ruvido cinismo che qualcuno chiama, edulcorando, senso della realtà.
Mi aiuta, in
questo recupero di concretezza, il lavoro che poco ha a che fare con il mio
mondo interiore: in banca da trent’anni, ad occuparmi di imprese; che poi vuol
dire comunque di storie, di persone, di affanni, di sogni. Si fa presto a dire
bancari, ma prego credere che anche molti di noi hanno cuore, consapevolezza
sociale, spessore umano. Ma questo è un altro tema, magari meritevole di
approfondimento ma in altro contesto.
Torniamo a
me, per sommi capi.
Ho sempre
frequentato la lettura, da bimba precoce che preferiva i libri alle bambole
(adesso i giocattoli sono tra i protagonisti della mia casa); omnivora e curiosa, amo soprattutto le
storie, mi affascina la costruzione di una frase, la ricerca delle parole che
solo possono individuare quella certa esatta sfumatura di senso.
In egual
misura, tuttavia, sono attratta dal movimento fisico, dallo sport e ne ho
praticati diversi, sempre da dilettante assoluta e tale rimasta.
Coltivo il
piacere del giardino, dello sporcarsi le mani affondandole nella terra, del
piantare e vedere crescere le tue essenze preferite.
Ho visitato
diversi luoghi, con la voglia di conoscere, più che i nomi delle strade e dei
monumenti, la vita di chi li abita; altre mete mi aspettano, per adesso
custodite nelle pieghe dell’atlante, in attesa che venga il loro tempo.
Apparentemente
spensierata e allegra, facile alle amicizie, sono piuttosto introversa e poco
incline a legami superficiali; coltivo relazioni selettive e profonde, spesso
storiche e sono un’amica fedele, anche se non assidua e costantemente presente.
Sfrenata
individualista (non sono mai riuscita a studiare/lavorare/fare squadra con
qualcuno), ho tuttavia una dimensione sociale che si è espressa nella pratica
sindacale, ora cessata, e nella costante attenzione e partecipazione alla
politica civile, come attività nobile di interesse e cura della cosa comune e
del buon vivere collettivo.
Già
sensibile alla sfera sociale per formazione familiare, ho avuto la fortuna, da
timida sedicenne, di conoscere Letizia
Colajanni, un incontro per me particolarmente significativo e tuttora
condizionante.
Prendendo a
prestito da Borges, sono, insomma, quella balorda intensità che è un’anima.
E questo,
per il momento, credo sia tutto.
Maria
Giovanna Scavone:
(Caltanissetta
1964) sposata con Gioacchino Palumbo e madre del ventitreenne Vincenzo, è stata
insegnante di pianoforte e docente di educazione musicale nella Scuola Statale.
Dal 1993 lavora per un’Associazione non profit dove è stata musicoterapista e
Direttore di una Comunità Alloggio per Minori. Attualmente è responsabile
dell’Ufficio di Presidenza e dell’Ufficio Stampa, addetto alle pubblicazioni
informative e divulgative e coordinatore di redazione della Rivista trimestrale
EMMAUS. Nel tempo libero dirige una corale ed ama scrivere. Vincitrice di
diversi Premi letterari, nel 2003 ha pubblicato, con l’editrice Salesiana
Elledici, il testo di catechesi in preparazione alla Prima Comunione “Insieme
parliamo di Gesù”.
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